In una Sala Gialla gremita di giovani contadini, Carlin Petrini lancia la
nuova sfida di Slow Food e traccia la rotta per l’ennesima rivoluzione: lo Slow Money.
In barba ai governati che continuano a ripetere che la crisi si
sconfiggerà rivitalizzando i consumi e potenziando il potere d’acquisto. «Siamo una società già iperconsumista, basta leggere i dati sul cibo edibile che ogni giorno viene sprecato» (4 000 tonnellate solo in Italia *ndr*).
O la finanzia saprà rallentare o la situazione sarà sempre più schizzofrenica.
E come si costruisce la Slow Money?
Ripartendo dalla Terra naturalmente e costruendo una nuova generazione di contadini, orgogliosi di esserlo, che conoscano le nuove tecnologie senza però disperdere i sapere dei propri avi.
«La finanza è ormai inaffidabile – continua Petrini – non esistono più investimenti sicuri, ci si affanna per tassi d’interesse risibili. Meglio investire nei contadini, sapranno ripagare con i loro prodotti. Gli agricoltori non tradiscono le promesse, si comporteranno meglio delle banche.» Il cambiamento è in atto, e si è percepisce dalle tesmimonianze dei giovani
agricoltori presenti all’incontro. Come Francisco Cabeco, apicoltore brasiliano che ha deciso di non usare più prodotti chimici: «Prima la mia comunità mi credeva un pazzo, ora in tanti mi hanno seguito». E poi Tshesido Johannes, sudafricano, ha aperto una fattoria didattica e insegna ai giovani degli slums come si coltivano frutta e verdura. E dall’Italia si levano le voci di Roberto Moncalvo, presidente dei Giovani Coldiretti, che, dopo la laurea in ingegnaria, ha deciso di diventare «contadino-ingegnere», e di Simone Cualbu, referente del Presidio Slow Food del Fiore Sardo: fa il pastore da quando aveva 15 anni, una passione più forte della disperazione anche in un momento così delicato per la sua terra.
«Tutto deve ricominciare, ma tutto è già ricominciato»,
promette Petrini.
Michele Miravalle
fonte
http://www.slowfood.com/sloweb/ita/dettaglio.lasso?cod=59B8729E18fa61C47BnLY1F44937
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