La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare cio' che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare cio' che gli altri dicono e fanno.
Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne e' nessuna per cui sarei disposto ad uccidere.
Per praticare la non-violenza, bisogna essere intrepidi e avere un coraggio da leoni.
Il termine nonviolenza è la traduzione letterale del termine sanscrito ahimsa, composto da a privativa e himsa: danno, violenza. La parola ahimsa implica una sfumatura intenzionale che si potrebbe rendere con "assenza del desiderio di nuocere, di uccidere". Il concetto è nato in ambito orientale e soprattutto il Buddhismo in India e il Taoismo in Cina ne sono stati i migliori interpreti e teorici.
Concetti alternativi, per esempio "innocenza", non sono confacenti al significato originario, che si caratterizza eticamente nella volontà specifica di non-fare danno a chiunque né alla natura in ogni sua espressione.
Il Mahatma Gandhi, rifacendosi alla dottrina tolstojana della "non resistenza al male", utilizzava l'espressione non-violenza per porre l'accento su ciò che di negativo (la violenza) bisognava sforzarsi di eliminare al fine di costruire un mondo di pace: «In effetti la stessa espressione “non-violenza”, un'espressione negativa, sta ad indicare uno sforzo diretto ad eliminare la violenza».
Il termine non-violenza, nell'accezione gandhiana, fu utilizzato anche da Simone Weil e risalì poi alla ribalta mondiale grazie alle prediche di Martin Luther King.
Il 10 novembre 1998 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il primo decennio del XXI secolo e del III millennio, gli anni dal 2001 al 2010, Decennio internazionale di promozione di una cultura della nonviolenza e della pace a profitto dei bambini del mondo.
Nel 2007 l'ONU ha dichiarato il 2 ottobre (giorno di nascita di Gandhi) "Giornata Mondiale per la Nonviolenza".
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