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lunedì 14 giugno 2010

CHERNOBYL, UN PROBLEMA DI OGGI

Era il 26 aprile del 1986, all'una e ventiquattro di quella notte un evento disastroso, definito come la più grande catastrofe tecnologica dell'era moderna, entrò nella storia segnando la vita di milioni di persone. Quella notte esplose il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl. L'esplosione sprigionò nell'aria tonnellate di polvere radioattiva che trasportata dal vento contaminò entrambi gli emisferi del nostro pianeta, depositandosi dove il caso ha voluto che piovesse. Fu investita quasi tutta l'Europa: sulla base dei rilevamenti venne registrato un alto livello di radioattività il 29 aprile 1986 in Polonia, Germania, Austria, Romania, Finlandia e Svezia, il 30 aprile in Svizzera e Italia settentrionale, il 2 maggio in Francia, Belgio, Paesi Bassi, Gran Bretagna e Grecia, il 3 maggio in Israele, Kuwait e Turchia. La dispersione delle sostanze radioattive fu globale: il 2 maggio vennero registrate in Giappone, il 4 maggio in Cina, il 5 maggio in India, il 6 maggio negli Stati Uniti ed in Canada. In meno di dieci giorni Chernobyl diventò un problema per il mondo intero. Lo stato più colpito fu la Bielorussia con il 30\% del territorio reso inutilizzabile per secoli. È stato calcolato che le zone contaminate, 260mila chilometri quadrati di terra, (quasi quanto la superficie dell'Italia) ritorneranno ai livelli normali di radioattività solamente tra diecimila anni. Sono passati più di vent'anni, ne mancano solo novemilanovecentoottanta.
Quattrocentomila persone furono costrette all'evacuazione perdendo la casa, il lavoro, i propri beni, insieme ai loro legami economici, sociali e familiari. Furono evacuati 500 villaggi e piccole cittadine, di questi più di cento sono stati interrati per sempre. Il costo sociale di questa catastrofe è incalcolabile e, in un trentennio, è stimato in centinaia e centinaia di miliardi di dollari. Nove milioni di persone furono contaminate tra Bielorussia, Ucraina e Russia e attualmente continuano a vivere in terre con radioattività da 40 a 200 microroetgen (livello normale da 0 a 10 microroetgen) mangiando cibi e bevendo acqua avvelenati. L'80\% per cento della popolazione bielorussa e ucraina è colpita da varie patologie. Dopo Chernobyl nelle zone contaminate c'è stato un aumento dei tumori alla tiroide e delle anemie del 2400\% e di altri tumori legati alle radiazioni, quali leucemie, tumori delle ossa e del cervello del 1000\%. L'incidenza delle malformazioni dovute a mutazioni genetiche, quali malformazioni cardio - vascolari, disordini degli organi sensoriali, dei sistemi ossei, muscolari e tessuti connettivali, malattie del sistema nervoso e turbe psichiche, è aumentata del 600\%. L'incidenza dei bambini nati prematuri è aumentata del 400\% e secondo il parere di Stanislav Ijakovski, primario di pediatria dell'ospedale regionale di Gomel, la zona più colpita, il peggio arriverà adesso, quando inizieranno a partorire le ragazze che all'epoca avevano meno di sei anni, solo ora si inizieranno a capire quali saranno gli effetti delle mutazioni genetiche sulle generazioni future. Chernobyl in vent'anni ha causato, in una stima approssimativa fatta da varie associazioni indipendenti, ottocentomila morti. Sono passati quasi diciannove anni da quella notte e Chernobyl sembra appartenere ormai alla storia. Ma Chernobyl non è passato, Chernobyl non è storia, Chernobyl è appena iniziata. La memoria è seppellita sotto quell'enorme bara di cemento che avvolge il reattore esploso, chiamata sarcofago, ma la memoria potrebbe risvegliarsi brutalmente perché il sarcofago rischia di crollare da un momento all'altro. Nel 1997 venne istituito in occasione del vertice G7 di Denver, il Chernobyl Shelter Fund, gestito dalla banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Berd), fondo multilaterale destinato alla costruzione di una enorme struttura a cupola che dovrebbe andare a inglobare e rinchiudere il vecchio sarcofago di Chernobyl per metterlo in sicurezza per altri cento anni. A fronte della necessità di 758 milioni di dollari per costruire un nuovo sarcofago, secondo i dati riportati dalla Berd, è stata raccolta quasi la totalità dei fondi necessari. Questo per quanto scritto nei rapporti della comunità europea. Ma fino ad oggi sono stati stanziati solo poco più di 30 milioni di dollari per semplici lavori di manutenzione e consolidamento del vecchio sarcofago. È dal 1997 che i lavori di questa nuova struttura devono iniziare e l'unica cosa certa è che, dopo otto anni dalla costituzione del fondo, la costruzione del nuovo sarcofago non è stata ancora avviata. Da anni esiste il progetto ma dei lavori neanche la polvere. Lo stato ucraino, attraverso il ministero per l'energia, si difende dicendo che loro i soldi non li hanno ancora ma che in ogni caso i problemi del sarcofago sono sotto controllo, continuamente monitorati dagli esperti. Secondo loro non esiste nessun pericolo di crollo o di fuoriuscite di materiale radioattivo.I lavori alla fine dovevano iniziare i primi mesi del 2005. Ormai da anni si ripete che i lavori inizieranno l'anno successivo ma ad inizio 2005 i lavori non erano ancora cominciati, e anche se dovessero iniziare quest'anno non saranno terminati prima del 2013. E la realtà sulle condizioni del sarcofago è ben diversa da come la descrivono. Il sarcofago è fatto come un castello di carte, con tre strutture appoggiate tra di loro ed è altamente instabile. Fu costruito in fretta e furia perché non c'era tempo, i livelli di radioattività all'epoca erano altissimi. Nella vicina città di Chernobyl c'è un piccolo monumento ai vigili del fuoco che spensero l'incendio nel reattore e nessun monumento ai costruttori del sarcofago. Sono stati completamente dimenticati, eppure salvarono milioni di vite tra le quali anche le nostre. Hanno lavorato senza alcun tipo di protezione perché non ne avevano, immaginando il pericolo che correvano, ma sapendo anche che dovevano farlo. Sono morti tutti e lascio a voi immaginare che cosa significhi una morte per sindrome acuta da radiazioni. E in questi diciannove anni niente è stato fatto per sostituire il sarcofago. Basterebbe una leggera scossa di terremoto per farlo crollare. Oppure basterebbe un forte uragano, senza contare la possibilità di eventuali atti terroristici. Ma il pericolo maggiore attualmente è proprio all'interno del sarcofago dove c'è una strana stalagmite chiamata "piede d'elefante" che si estende per diversi piani. È costituita dai resti del nocciolo del reattore, fuso con il calore dell'esplosione e solidificatisi. Il "piede d'elefante" è formato da isotopi dell'uranio, plutonio, cesio ed altri elementi radioattivi. Questa enorme fusione metallica, con la continua esposizione in questi diciannove anni alle forti concentrazioni di radiazioni presenti all'interno, si sta polverizzando e potrebbe crollare da un momento all'altro, facendo collassare il sarcofago. Durante l'esplosione del reattore fu espulso solamente il 3\% del materiale presente e questo ha causato una contaminazione 1000 volte superiore alla bomba atomica di Hiroshima. All'interno del sarcofago ci sono ancora 180 tonnellate di materiale radioattivo costituito prevalentemente da uranio, plutonio e cesio. Un suo crollo sprigionerebbe nell'aria tonnellate di polvere radioattiva che causerebbe un'altra Chernobyl di pari livello, se non superiore, a quella del 1986. Inoltre il sarcofago ha numerose crepe che ricoprono una superficie calcolata in 1000 metri quadrati. Da queste ferite escono polveri, gas e acqua radioattive e dalla base del reattore gli isotopi radioattivi fuoriescono con le infiltrazioni d'acqua e vengono riversati, attraverso le falde acquifere, nel vicino fiume Pripyat, affluente del fiume Dnepr. Questo fiume fornisce acqua "sporca" a 30 milioni di persone, prima di arrivare nel Mar Nero e da qui nel Mediterraneo spargendo la radioattività in questi mari. Questa è la realtà e a quanto pare a nessuno interessa. La prossima volta potrebbe piovere sulle nostre teste e potrebbe essere il nostro turno ad abbandonare le case e le terre per sempre. E quando sarà troppo tardi non sarà certo il potere politico o gli interessi economici a salvarci. Quei giorni passati all'interno della zona rossa, rossa forse perché rappresenta il girone più basso dell'inferno creato mai dall'uomo, c'era come guida, uno di quei classici russi duri ma generosi e stranamente disponibile a parlare dei problemi attuali di Chernobyl. Era la sua esperienza a farlo parlare, il bisogno di far sapere qual'è la situazione attuale per non vivere di nuovo l'incubo di Chernobyl. Vladimir, questo il suo nome, il 26 aprile del 1986 abitava a Pripyat, una città di 55 mila abitanti distante tre chilometri dalla centrale. Fu evacuata solamente due giorni dopo l'esplosione. "Quel giorno, il 28 aprile, è arrivato l'esercito a prenderci, ci dissero di non portare via niente, che saremmo tornati dopo 2 - 3 giorni. E invece non siamo più tornati. Ho lavorato e tuttora lavoro come liquidatore nella zona rossa e questo mi ha dato la possibilità di rivedere la mia città dopo diversi anni, ma avrei preferito non vederla in queste condizioni, per me è stato uno chock". Nella memoria ha le immagini della sua città, le macchine che passano, le persone che camminano, i bambini che giocano. Nei suoi occhi cancellati da quello che ha vissuto si vedono i suoi ricordi: una signora con la spesa e un bambino in carrozzina, due persone sedute sulla panchina a parlare, lavoratori che aggiustano cavi elettrici, la coda per il pane, un uomo che lo saluta e sorride, scene di vita quotidiana, le indica con il dito una ad una, tutto questo è esistito veramente ma è stato spazzato via da questa follia umana. "Ho perso molti amici e familiari morti per tumore, morti a causa di Chernobyl, io sono ancora vivo ma non so perché e non so per quanto ancora. Per noi vivere in queste terre contaminate è come avere una bomba ad orologeria all'interno: prima o poi scoppia ma non sai quando. E adesso il sarcofago che potrebbe crollare". Lo indica con la mano, senza guardarlo, senza voltarsi, come un bambino che indica i suoi incubi notturni. "Ho vissuto Chernobyl, so cosa è stato e adesso ho paura per me e per tutti quelli che non sanno cosa significhi una catastrofe nucleare. Che cosa possiamo fare? Noi non possiamo fare niente, solo aspettare un'altra Chernobyl e voi cosa fate? Aspettate insieme a noi?".

Chernobyl past and present. Deformed, decaying and dangerous. WARNING: Contains graphic images.



IMMAGINI:(attenzione, potrebbero urtare la vostra sensibilità)




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