Non c'è dubbio che questi consumi vadano ridotti, se non vogliamo trovarci ben presto in una situazione d'emergenza. E qualche sforzo, soprattutto da parte dell'industria alimentare, già si vede. L'acqua, del resto, è un ingrediente essenziale per molti prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermercati e quando mancherà, sarà l'industria alimentare la prima a soffrirne.
I consumi annuali di cinque giganti del settore – Nestlé, Unilever, Coca-Cola, Anheuser-Busch e Danone – sono equivalenti al fabbisogno quotidiano di acqua di tutta l'umanità.
Non stupisce, dunque, che i colossi del settore si stiano muovendo per un utilizzo sempre più efficiente di questo bene prezioso. Nestlé ha tagliato i suoi consumi di acqua per un'entità pari al 29% nel decennio tra il '97 e il 2006, pur avendo raddoppiato il volume del cibo che produce.
Negli impianti d'imbottigliamento della Coca-Cola, da Bogotà a Pechino, branchi di pesci nuotano nei bacini riempiti con l'acqua depurata dopo l'uso industriale. SabMiller, uno dei principali produttori di birra al mondo, che vanta nel suo portafoglio Peroni e Pilsner tra i suoi marchi, ha deciso di tagliare del 25% i consumi di acqua entro il 2015 e punta a usare solo tre litri e mezzo di acqua per un litro di birra, contro i 4,6 litri del 2008 e una media di settore di cinque litri.
Ma con la desertificazione che avanza e la popolazione mondiale che cresce, insieme al fabbisogno alimentare, è l'agricoltura il settore dove l'efficienza sta diventando essenziale. Basti pensare che è destinato a uso agricolo qualcosa come il 70% dell'acqua disponibile, l'industria si beve il 22% mentre il restante otto per cento va per usi domestici.
In questo campo sono gli israeliani che indicano la strada, con i loro sistemi d'irrigazione sempre più sofisticati. Dopo l'irrigazione a goccia, sviluppata da Simcha Blass nel kibbutz Hatzerim, nel deserto del Negev, e oggi diffusa in tutto il mondo, l'ultima novità degli israeliani è la micro-irrigazione interrata, che va direttamente alle radici delle piante: un sistema che ha il vantaggio di evitare l'evaporazione di superficie e che viene utilizzato anche per fornire nutrimento alle piante coltivate su un substrato arido.
Irrigazione on demand
L'idea esiste fin dai tempi antichi, quando s'interravano tubi d'argilla e vasi porosi pieni d'acqua che poi trasudava a poco a poco nel terreno circostante. Ora diversi produttori israeliani, da Queengil a Netafim, hanno sviluppato dei sistemi basati su nastri di plastica forati da interrare, collegati direttamente con una fonte di acqua e uniti a sensori dell'umidità, che consentono un'irrigazione "on demand": sono le piante a segnalare i propri bisogni e a richiedere l'attivazione del sistema. Il risparmio rispetto ai sistemi di superficie è enorme.
L'idea esiste fin dai tempi antichi, quando s'interravano tubi d'argilla e vasi porosi pieni d'acqua che poi trasudava a poco a poco nel terreno circostante. Ora diversi produttori israeliani, da Queengil a Netafim, hanno sviluppato dei sistemi basati su nastri di plastica forati da interrare, collegati direttamente con una fonte di acqua e uniti a sensori dell'umidità, che consentono un'irrigazione "on demand": sono le piante a segnalare i propri bisogni e a richiedere l'attivazione del sistema. Il risparmio rispetto ai sistemi di superficie è enorme.
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fonte
http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2010-07-29/riduzione-consumi-parte-agricoltura-081057.shtml?uuid=AYPTbCCC
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