Hanno denunciato l'azienda e sono stati licenziati.  |  |
|                              Naturalmente era tutti e tre iscritti a Medicina democratica. Hanno  denunciato gli inquinamenti e l’azienda li ha licenziati, nel silenzio  dei sindacati. Con scarso successo, ai giornali abbiamo fatto notare che siamo tutti  debitori, soprattutto chi fa comunicazione, nei confronti dei tre  coraggiosi ragazzi che hanno informato la collettività alessandrina dei  rischi ambientali e sanitari e per questo sono stati colpiti dalla  rappresaglia.  Il primo dei cinque meticolosi esposti, che rompono la  cortina aziendale di omertà e confermano l’allarme appena lanciato da  Medicina democratica, è del febbraio dello scorso anno (1): Procura  della Repubblica, ASL e Ispettorato del lavoro sono allarmati perché le  analisi all’interno della Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria)  risultano preoccupanti. Si chiede, attenzione: quando lo scandalo cromo  esavalente non era ancora scoppiato (2), di verificare l’effettiva  bonifica del terreno dalla presenza di cromo, appunto. Nel secondo  esposto a luglio 2008, Sonny Alessandrini, Daniele Ferrarazzo e  Valentina Berto segnalano il rischio di inquinamento interno ed esterno  alla Solvay per la presenza di amianto in diversi settori della  fabbrica. Nello stesso mese, i tre giovani avvertono la magistratura in  merito all’inquinamento idrico da cromo esavalente all’interno del polo  chimico a danno della salute dei lavoratori usufruenti dei servizi  alimentari e igienici. Settembre 2008 quarto esposto all’ASL:  Alessandrini e Ferrarazzo denunciano che l’azienda non sottopone alle  visite mediche preventive e periodiche nei tempi prestabiliti, in  particolare manca la sorveglianza sanitaria per l’esposizione al cromo  esavalente e all’amianto. Sempre a settembre e sempre all’ASL, Valentina  denuncia la mancanza di impianti funzionanti di aerazione e di  aspirazione e di abbattimento delle sostanze pericolose, il loro scarico  nel sistema fognario ecc. A seguito di questi episodi, gli organi ispettivi hanno  avviato indagini, la Procura ha aperto un fascicolo. Ciò nonostante  l’azienda, da manuale di mobbing, ha proceduto a spostare i lavoratori,  per mesi e mesi a privarli delle mansioni, senza riguardi per la salute,  a minacciare provvedimenti disciplinari per i più disparati motivi,  infine a indurre e condurre ai licenziamenti, ma avendo sempre cura di  precisare che tutte le suddette azioni non erano “in conseguenza” degli  esposti ma solo “in coincidenza” con essi. La nostra Associazione ritiene che ogni democratico  debba insorgere contro questo attentato contemporaneo al diritto di  informazione, al diritto alla salute e al diritto al lavoro. L’opinione  pubblica non dorma (3).                                                                                    Medicina democratica - Sezione di Alessandria Note (1)   In tre pagine dense di dati e tabelle i lavoratori  chiedevano a magistratura ed enti ispettivi di “verificare la  preoccupante situazione della Solvay”. Dove “siamo messi in condizione  di dover barattare la nostra salute e quella degli abitanti di  Spinetta”. Dove “l’azienda continua a farci pressione e ci siamo dovuti  rivolgere a un legale e in fabbrica ci sono già stati dei precedenti”.   Dove “abbiamo scoperto attraverso le analisi che sono anni che  respiriamo otto ore al giorno sostanze cancerogene”, lentamente  rilasciate nel suolo, nella rete fognaria comunale e in aria da bassi  camini senza dosimetri, “sostanze non sufficientemente aspirate” per le  quali è prescritto di “utilizzare durante l’esposizione la maschera o  meglio l’autorespiratore” e che addirittura “in America sono state  bandite”. Dove “gran parte dei dipendenti ha questa sostanza nel sangue”  ma l’azienda continua a ripetere che “non ha effetti nocivi sull’uomo e  di non preoccuparsi”. Dove, citando date e ora degli episodi,  “abitualmente non viene dichiarata emergenza quando si verificano  incidenti agli impianti lasciando all’oscuro dipendenti e popolazione di  Spinetta Marengo”. In conclusione, l’esposto confermava nei dettagli le  accuse di Medicina democratica al sindacato di “subordinazione politica  e culturale nei confronti delle direzioni aziendali, di azione  speculare alle stesse”. (3)   Il ruolo dell’opinione pubblica. Prevedendo gli  avvenimenti, già nell’agosto scorso, Balza scriveva: “Maggiore è il  risalto mediatico dato a questi coraggiosi lavoratori, alle loro  denunce, alle subìte rappresaglie (già in atto), minore è il rischio che  essi siano massacrati dal colosso aziendale. L’esperienza ci insegna  che le mie azioni (denunce, esposti, querele, manifestazioni, scioperi  della fame, incatenamenti, firme di solidarietà ecc.) avrebbero perso  efficacia e sarebbero giunte ad estreme conseguenze (oltre alle  rappresaglie pur sofferte: cassa integrazione, tre trasferimenti,  mobbing, anni di dequalificazione professionale, di inattività assoluta,  insieme ad uno stillicidio di tentati provvedimenti disciplinari e  vertenze minori e, dulcis in fundo, licenziamento) se non ci fosse stato  l’aiuto dell’opinione pubblica. Aiuto prezioso a prescindere dalle  ventitre udienze in tribunale, sette cause in pretura, quattro in  appello, due in cassazione, tutte concluse felicemente.” (2)   Si sta avvicinando l’apertura del processo per  l’inquinamento della Solvay (ex Ausimont-Montedison) di Spinetta Marengo  (AL). Per la portata delle accuse e le potenzialità degli accertamenti  ambientali e sanitari, è una occasione storica. Obbiettivo è inoltre  dimostrare che si tratta non di reati  -avvelenamento delle acque e  mancata bonifica- circoscrivibili al cessato cromo esavalente ma di  reati ambientali protrattisi nel tempo attuale ed estesi ad una ventina  di veleni riversati in acque, suolo e aria. Con relative morbilità.      Nel Congresso provinciale abbiamo convenuto sulla  necessità per Medicina democratica di presentarsi parte civile nel  procedimento, per coerenza con il ruolo di denuncia e proposta che da  sempre l’associazione ha svolto nei confronti del polo chimico e con gli  esposti presso la Procura che i nostri aderenti coraggiosamente hanno  presentato. Soprattutto è fondamentale la presenza di Medicina  democratica come parte civile perché, come è dimostrato in altri  processi (Marghera, amianto, Thyssen Krupp ecc.), spesso è l’unica parte  civile che produce gran mole di lavoro e presenza nel dibattimento, che  non accetta compromessi e non si ritira di fronte a risarcimenti  pecuniari, che persegue la verità e l’accertamento delle responsabilità  aziendali e istituzionali durante e fino alla fine del processo. Le vittime, lavoratori e abitanti, del colosso chimico  sono attualmente centinaia, migliaia nei decenni. Vanno risarcite.  Soprattutto l’azione giudiziaria serve per prevenire nuove vittime: per  imporre bonifiche ambientali e strumenti efficaci di controllo della  salute e dell’ambiente, in primo luogo l’Osservatorio ambientale della  Fraschetta. Ancora prima dell’avvio del processo, abbiamo lanciato  un appello pubblico a tutta la popolazione, lavoratori, ex lavoratori,  abitanti, colpiti da malattie e/o morti correlabili all’inquinamento del  polo chimico, affinchè segnalino per se stessi o per i parenti lo stato  di morbilità, tempi e modi e condizioni dello stesso, al fine di  costituirsi parti civili per il riconoscimento dei danni.  | 
mercoledì 12 gennaio 2011
Spinetta Marengo
Per chi non conoscesse il caso di Spinetta Marengo...
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