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domenica 21 novembre 2010

AMBIENTE, RIFIUTI , SALUTE

Importante contributo sulla corretta gestione rifiuti di 
PATRIZIA GENTILINI, oncologa, Presidente dell'ISDE di 
Forlì
(International Society of Doctors for
Environment).
In questo contributo emergono i gravi danni, 
accertati a livello scientifico internazionale,
che gli inceneritori dei rifiuti producono alla salute umana.
Parlare di gestione dei rifiuti e delle ricadute dell’incenerimento sulla salute è, alla luce del riemergere  dell’emergenza rifiuti in Campania e dei dati preliminari dello studio Moniter circa gli esiti riproduttivi nelle popolazioni residenti in prossimità degli 8 inceneritori della nostra regione, più attuale che mai.
Per quanto attiene il primo punto non c’è da stupirsi perché, come ogni buon medico sa (o dovrebbe sapere…), se una malattia non viene affrontata rimuovendone le cause e applicando la cura giusta prima o poi si ripresenterà: a Napoli nulla è stato fatto per quanto riguarda il trattamento dell’umido o il riciclo dei materiali recuperati, come stupirsi che l’emergenza si ripresenti?
Circa lo studio Moniter, come ha fatto notare il Presidente dell’Ordine dei Medici di Bologna dott. Pizza, partecipante allo studio, i risultati di recente presentati  circa gli esiti riproduttivi non sono affatto tranquillizzanti come si vorrebbe far credere. Da questi primi dati risulta infatti un incremento statisticamente  significativo di rischio di parto pre-termine (32-36 settimana) variabile dal + 18%, al + 30% al + 69% correlato al livello di esposizione ed un incremento di rischio di nascite prima della 32° settimana, crescente al crescere dell’esposizione dal + 29%  a quasi il +130%; da non trascurare inoltre la  segnalazione di rischio di nascita di bambini di basso peso rispetto all’età gestazionale: a conferma dell’allarme circa la “follia” dell’incenerimento dei rifiuti, come ebbe a definirla il Prof Tomatis qui a Forlì già nel 2005.
Sappiamo bene che migliaia di sostanze, di cui decine cancerogene escono da questi impianti e che anche i migliori sistemi di abbattimento non possono trattenere il particolato ultrafine, perché allora  insistere quando di questi veleni possiamo fare assolutamente a meno?
Le parole del Prof David Kriebel del Dipartimento Salute ed Ambiente del Massachussets sono a questo proposito esemplari. Kriebel, ha commentato un ultimo recentissimo studio - pubblicato sulla rivista  Occup Environ Med -  condotto da ricercatori dell’Università di Lione in una area in cui sono attivi 21 inceneritori, che ha evidenziato su 304 neonati con gravi difetti all’apparto genitale rischi statisticamente significativi (fino a quasi sei volte l’atteso!) correlati all’esposizione alle diossine emesse dagli inceneritori.
Queste le parole del Prof Kriebel: “ Lo studio.. suscita serie preoccupazioni in relazione ai rischi per la salute dovuti alle emissioni di impianti urbani di incenerimento dei rifiuti. Questo dato, combinato con l’evidenza di altri effetti negativi di questa tecnologia, dovrebbe essere di per sé determinante nella scelta della gestione dei rifiuti. Infatti,  oltre ad essere molto pericolosi per la salute,  tali impianti:
1) provocano la produzione di ceneri pesanti e scorie tossiche  comunque da smaltire;
2) contribuiscono al riscaldamento globale;
3) impediscono  la riduzione dei rifiuti e il riciclaggio, poiché una volta che questi  impianti costosissimi sono stati costruiti , i gestori vogliono avere garantita una sorgente continua di rifiuti per alimentarli”.
Dal momento che sempre più si conferma la determinante responsabilità  che riveste l’esposizione ad agenti inquinanti, specie nelle prime fasi della vita, nell’insorgenza di malattie troppo spesso inguaribili (tumori, malattie endocrino-metaboliche, neurodegenerative, quali il Parkinson e l’Alzheimer) che devastano la vita di tante persone e delle loro famiglie, dovremmo smetterla di immettere nell’ambiente sostanze che dall’aria, dall’acqua dal cibo finiscono nel nostro corpo, iniziando da tutto quello che è evitabile o addirittura è del tutto inutile
Come Medici per l’Ambiente abbiamo più volte espresso con grande chiarezza la nostra assoluta contrarietà a questa pratica, non solo per le ricadute che essa ha sulla salute delle popolazioni, ma anche perchè contrasta ed ostacola la realizzazione di una corretta filiera di gestione dei rifiuti, che per prima cosa dovremmo imparare a ridurre e poi a riciclare reimmettendo i materiali recuperati nei cicli produttivi. 
Realizzare questo non è utopia, ma una realtà concreta già ampiamente sperimentata ed attuata.
Solo a titolo di esempio, si può citare il  Comune vincitore del premio di Legambiente  2010 per la miglior gestione dei rifiuti, il Comune di Ponte nelle Alpi,  il quale con la raccolta domiciliare e collaborando con il Centro Riciclo di Vedelago per il recupero dei materiali, è riuscito a ridurre in soli due anni i propri rifiuti di ben l' 88,4%, riducendo contemporaneamente la spesa per il loro smaltimento dai 475.000 euro del 2007 ai soli 56136 euro del 2009!
 L’incontro del 23 p.v. che vedrà protagoniste l’imprenditrice Carla Poli, che dirige il Centro di Riciclo ora citato  -  premiata a livello europeo per l’innovazione tecnologica nell’ambito del recupero della materia - ed una amministratrice – Manuela Ruggeri - che è riuscita a fare decollare la raccolta porta a porta in un Comune della Provincia di Bologna (dove, come da noi, opera Hera) rappresenta perciò una opportunità importante per  capire come tutto ciò sia possibile e come si possa trasformare la gestione dei rifiuti da problema a RISORSA. L’avvio della raccolta domiciliare a Forlì e, speriamo, anche l’apertura di un centro di riciclo è il primo, indispensabile passo per vedere calare i rifiuti conferiti all’inceneritore e, al tempo stesso, contribuire a salvaguardare, almeno per il futuro, la salute dei nostri bambini.
Patrizia Gentilini- Presidente ISDE Forlì- 19 nov. 2010             

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